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Traduzione di danza“La musica e la danza hanno grammatiche, sintassi e lessici diversi nelle diverse culture, e la presentazione a una cultura diversa da quella di origine richiede la traduzione, perché la spiegazione non è mai sufficiente a suscitare divertimento o comprensione dell'originale."Quando si guarda uno spettacolo di danza, spesso si fantastica sulla potenziale storia dietro i movimenti dei ballerini. Forse l’”ignoto” è ciò che mantiene l’interesse dello spettatore. L’arte spesso non necessita di una “spiegazione”, di una ragione d’essere, e quindi la narrazione nel senso di “raccontare” non è una priorità. Tuttavia, quando guarda uno spettacolo legato a un'altra cultura, lo spettatore sembra impegnarsi maggiormente nel cercare di tradurre la danza nella narrazione. Ciò probabilmente deriva dal fatto che quando lo spettatore non riesce a capire cosa sta succedendo sul palco, si sforza ancora di più di capire la storia dietro lo spettacolo. Il vero problema è che lo spettatore sa che guarderà qualcosa di non familiare che appartiene a una cultura diversa. Quest'altra cultura usa sintassi e regole diverse per comunicare le idee, e lo spettatore ne è consapevole. Pertanto, si sforza ancora di più di capire cosa stanno cercando di comunicare i ballerini. Come un viaggiatore smarrito in un nuovo mondo, lo spettatore cerca di imparare la lingua straniera per interpretare il contenuto del dialogo. Il “dialogo” in questo caso è “Ballando con gli Dei”; la narrazione è presentata dalle storie di Odissi, Ganesh e Shiva. La cultura, i miti e la religione dell'India sono al centro di questa incredibile performance. Shantala Shivalingappa ha incantato il pubblico sconosciuto ballando le storie degli dei indù. È incredibile come gli artisti abbiano dato vita... mezzo di carta... mirava a trasmettere al pubblico. In conclusione, anche se personalmente non ho familiarità con la cultura indiana, né ho compreso completamente la cultura di Shivalingappa spiegazione delle avventure degli dei, ho potuto “leggere” tra le righe e dare la mia interpretazione ad ogni movimento. Gli stati emotivi degli dei erano perfettamente espressi dai gesti e dalle espressioni facciali; anche il più piccolo movimento delle dita riusciva a raccontare qualcosa al pubblico. Soprattutto, ogni stato emotivo era accompagnato da un particolare tipo di musica in grado di descrivere un sentimento particolare. Il pubblico poteva “leggere” sorpresa, rabbia, paura e felicità attraverso i ballerini e la musica. Pertanto, sebbene appaia chiaro che la “presentazione diversa da quella d’origine” richiede traduzione, la fruizione no, perché le emozioni sono universalmente comprensibili.